Giovan Pietro CIONE

di Mario Bencivenni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

[dropcap]C[/dropcap]IONE, Giovan Pietro. – Figlio di Taddeo e originario di Lugano, il C. fu attivo, come scultore e architetto, nei primi tre decenni del XVI sec. in alcumimportanti centri dell’Umbria. Il suo nome ricorre in alcuni documenti relativi a fabbriche delle città di Todi, Spoleto, Spello e Foligno. La dizione piùprecisa e anagraficamente più interessante del suo nome è contenuta nel lodo di stima del ciborio realizzato dallo zio, Rocco da Vicenza, nella chiesa di S. Maria Maggiore a Spello. Nel documento infatti si annota fra gli stimatori “pro parte magistri Rocchi magistrum Ioannem Petrum alias Cione de Valle Lugani diocesis Comi” (Spello, Arch. notarile, rogito di Mariotto di ser Antonio di ser Pascuccio Alessi, prot. 1513-17, cc.175 s.: Rossi, 1872; Urbini, 1894).

Dal 1508 al 1512 il C. fu attivo nel cantiere di S. Maria della Consolazione a Todi dove, sotto la direzione dell’architetto Cola da Caprarola, era impegnato come maestro scalpellino assieme ad altri maestri lombardi quali Ambrogio da Milano, Francesco da Vita e “maestro Giovanmaria” (Cennostorico sulla chiesa della Consolazione…, in Giorn. di erudiz. artist., I[1872], pp. 8 s.; Rossi, 1872).

[dropcap]N[/dropcap]el 1513, mentre Cola da Caprarola iniziava i restauri della cattedrale, venne chiamato a Foligno in data 23 dicembre dal cgrdinal Cibo e dai soprastanti alla fabbrica “ad faciendum et fabricandum lapides concios pro cimasis et basis et ornamenti dicte ecclesie” (Foligno, Arch. notarile, rogito di Taddeo Angelelli, 23 dic. 1513: Rossi, 1877).

Spostatosi a Spoleto nel 1515, realizzò la sua opera più nota, probabilmente su disegno di Cola da Caprarola: la cella campanaria e la guglia poligonale del campanile del duomo.

Il campanile, costruito nel XII secolo a lato della facciata con materiale di scavo asportato da antichi edifici, venne completato dal C. con una semplice e nitida cella campanaria dove, su ogni faccia, lisce lesene angolari sotto una classica trabeazione iscrivono una coppia di finestroni centinati.

[dropcap]N[/dropcap]el 1516, assieme all’architetto Michele Samnicheli, il C. era a Spello per stimare il già citato ciborio realizzato da Rocco da Vicenza nella chiesa di S. Maria Maggiore. Tre anni dopo si trovava di nuovo a Spoleto dove, declinato l’invito a presentare un proprio progetto della cappella da costruirsi nel duomo per la Sacra Icone che la tradizione voleva donata dall’imperatore Federico Barbarossa agli abitanti di Spoleto in segno di pace, collaborò invece alla realizzazione di quello proposto dallo, scultore Giovanpietro di Niccolino de’ Bosi da Cione (A. Rossi, Diuna cappellaa Spoleto…, in Giorn. di erud. artistica, II [1873], p. 222).

Questa cappella, o tabernacolo, a pianta circolare e riccamente ornata di sculture, purtroppo è andata perduta dopo i lavori di ristrutturazione eseguiti a partire dal secolo successivo all’interno del duomo.

Il 1° genn. 1522 il C. ritornò a Todi al seguito dello zio Rocco da Vicenza e scolpì un capitello per la fabbrica di S. Maria della Consolazione (Todi, Arch. della chiesa della Consolazione, vol. XLIV, c. 104).

[dropcap]I[/dropcap]l disegno della parte inferiore esterna della thiesa di S. Maria della Manna, iniziata intorno al 1528 sulla piazza dei duomo a Spoleto, che ricorda molto fedelmente il motivo della cella campanaria del vicino campanile del duomo, lascia supporre una possibile presenza del C. anche in questa fabbrica. L’ultima opera attribuitagli risale al 1529: il bel portale di Pietra con graziosi capitelli corinzi della porta principale della chiesa costruita a Campello Basso (nei dintorni di Spoleto) per venerare un’immagine della Vergine detta S. Maria “la Bianca” Angelini Rota, 1929).

Le notizie relative alla vita e alle opere del C., nonostante la loro incompletezza, permettono di precisare e circoscrivere la sua attività di scultore e di “architetto” nel contesto di quell’attivo operare che caratterizza molti maestri lapicidi, esperti non solo nell’iùtaglio delle pietre ma anche nell’arte di murare, che da Como e dalla Lombardia attraverso Vicenza, Venezia, Ferrara e Urbino continuarono fra il XV e il XVI sec. a giungere e a diffondersi a Perugia e in molti altri centri importanti dell’Umbria e dell’Italia centrale.

Fonti e Bibl.: M. Guardabassi, Indiceguida de’ monumenti…, Perugia, 1872, p. 288; A. Rossi. Rocco da Vicenza nell’Umbria, in Giotn. di erudiz. artistica, I(1872), p. 44; Id., Mem. sulla cattedrale di Foligno, ibid., VI (1877), pp. 355 s.; A. Bertolotti, Artisti svizzeri in Roma nei secc. XV, XVI e XVII, Bellinzona 1886, p. 18; G. Merzario, I maestri comacini…, Milano 1893, II, pp. 302, 305; G. Urbini, Opere d’arte a Spello. La tribunadi S. Maria Maggiore, in Arte e storia, XIII(1894), p. 75; G. Angelini Rota, Guida di Spoleto, Spoleto 1929, p. 131; U. Donati, Breve storia di artisti ticinesi, Bellinzona 1936, p. 80; B. Toscano, Spoleto in pietre, Spoleto 1963, pp. 142, 157, 234; Id., Il duomo di Spoleto, Spoloto 1969, p. 35; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 5; Dizionario enciclopedico di architettura ed urbanistica, Roma 1968, II, ad vocem.

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