by Piero Cioni
Probabilmente il più grande artista della storia, Michelangelo – un gran lavoratore oltre che un grande artista – non ha ricevuto grandi benefici oltre al denaro nella sua vita, nonostante avrebbe certamente potuto permettersi una vita agiata.
Fortemente richiesto da papi e nobili, lavorò senza sosta fino all ultimo giorno della sua vita. La sua fama senza pari e il suo incredibile talento furono in un certo modo la sua condanna, perché lo costrinsero a lavorare continuamente per far fronte alle varie richieste.
Michelangelo, nella sua arte, ha cercato molte volte la collaborazione di vari altri artisti, ma fu continuamente insoddisfatto e spesso rimaneva da solo a completare le proprie opere. Certamente, Michelangelo amava i suoi grandi predecessori: Giotto, Ghiberti, Donatello, Brunelleschi e Masaccio, dei quali studiava e qualche volta copiava le idee cercando però di migliorarle.
Forse in un certo senso ci è riuscito. Michelangelo è stato probabilmente l’unico artista della storia di cui è stata scritta la vita quando era ancora vivente. Vasari ha scritto molto su di lui, con molta ammirazione, denominandolo “il divino”.
Non aveva molta considerazione di Tiziano, del quale asserisce l’incapacità di disegnare. Certamente, in cuor suo aveva una grande ammirazione del giovane Raffaello, che riteneva molto bravo. Infatti, sembra che abbia chiesto più volte al Papa di far chiudere le porte della Cappella Sistina, perché aveva l’impressione che Raffaello avesse accesso e osservando i suoi affreschi potesse copiare le sue idee di composizione. Fra i due non c’era però nessuna rivalità. L’appellativo “il divino” giustamente assegnato al più grande artista conferma la genialità degli artisti italiani del rinascimento. Si può dire che l’arte di Michelangelo sia tuttora insuperata.
Ref:La Voce